Urgono risposte concrete alle loro esigenze
Il 60% dei giornalisti attivi
rientra in questa tipologia
di Maurizio Bekar (*)
Ora è il tempo degli autonomi. Perché oltre il 60% dei giornalisti attivi lo sono, con una percentuale in crescita. E ricoprono oramai ruoli strutturali nel sistema dell’informazione, a fronte di una forte contrazione del lavoro dipendente.
E una vasta area di lavoro autonomo non sarebbe di per sé un problema. Ma a condizione che l’autonomo potesse godere di un reddito pari almeno a quello di un dipendente, dopo essersi pagato contributi, assicurazioni, spese di produzione, e disponendo di welfare e tutele adeguati, assieme a ragionevoli prospettive in un mercato del lavoro aperto. Condizioni, queste, necessarie anche per poter esercitare la professione con indipendenza e in condizioni di non ricattabilità.
Ma non sono queste le condizioni in cui ci si trova oggi a operare: “lavoro autonomo” nel giornalismo è quasi sempre sinonimo di sottopagato, senza tutele, precario e ricattabile. E (a differenza di quanto avveniva fino a 15-20 anni fa) senza nemmeno plausibili prospettive d’assunzione dopo un periodo più o meno lungo di precariato.
Per questo è necessario affermare che ora è “il tempo degli autonomi”.
Da una parte è infatti urgente, e non rinviabile, fornire risposte concrete alle esigenze specifiche di svariate migliaia di autonomi (reddito, welfare, tutele, rappresentanza sindacale e aziendale...).
Dall’altra vanno invece ricondotte nell’ambito del lavoro dipendente quelle vaste aree di lavoro oggi solo fittiziamente autonomo, ma che dissimulano posizioni di lavoro subordinato, alla luce dei contratti collettivi e della giurisprudenza non rispettati.
In un contesto di forte contrazione del lavoro subordinato (con tutto il suo bagaglio di garanzie contrattuali, retributive e contributive) l’Fnsi sta puntando all’allargamento dell’occupazione, alla stabilizzazione dei precari e a portare nell’ambito delle tutele del contratto collettivo almeno parte del variegato mondo dei collaboratori esterni. In questo senso era stata anche ipotizzata una parziale riscrittura dell’attuale contratto, per favorire tale processo. Ipotesi però lasciata cadere dagli editori, le cui priorità fin qui espresse sono state opposte: tagli dei costi, smantellamenti di vari capisaldi contrattuali, e sottotraccia l’intento di togliere appigli alle cause dei collaboratori. La partita del rinnovo contrattuale resta però ancora da giocare.
Restano comunque in piedi vari altri temi rivolti ai non dipendenti, sui quali la Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi (Clan) ha svolto un approfondito lavoro, anche in vista di una prossima Conferenza nazionale dedicata. Fra questi, l’attuazione della legge 233/2012 sull’equo compenso.
In questo senso, dopo le sentenze della magistratura che hanno recentemente cassato delibera e tariffari d’attuazione della legge 233, giudicandoli non rispondenti alla stessa, è ritornata d’attualità la proposta d’attuazione elaborata nel 2013 dalla Clan. Questa, che fu formalizzata come proposta della Fnsi alla Commissione plurilaterale presieduta dal Sottosegretario Lotti, pare a oggi l’unica che risponda ai criteri indicati nella legge e nelle due sentenze della magistratura. E prevedeva compensi contrattati direttamente tra collaboratore e testata, ma avendo come parametri di riferimento la retribuzione lorda del dipendente. A breve la Commissione plurilaterale dovrà riunirsi per esaminare nuovamente tutta la materia dell’attuazione della legge.
Un altro fronte d’impegno della Clan, anticipato in qualche modo 10 anni fa, prima in Italia, proprio nell’Assostampa FVG, è quello della rappresentanza degli autonomi. L’intento è quello da un lato di potenziare presenza e ruolo degli autonomi nelle strutture del sindacato, anche attraverso una riforma statutaria, dall’altro a costituire una rappresentanza dei collaboratori nei Cdr, o almeno forme di collaborazione, anche per le vertenze e rinnovi contrattuali. È quest’ultima una strada non facile, che si è tentata più volte tra varie difficoltà anche nella nostra regione, ma che si sta ora cercando di rilanciare.
Sollecitato poi più volte sia a livello nazionale che locale è l’impegno contro l’abusivismo. In questo senso con l’aiuto di alcuni colleghi si sta concludendo un primo screening sia tra quanti operano con continuità con testate giornalistiche, e nel campo degli uffici stampa. E ciò sia come indagine conoscitiva, sia per verificare la sussistenza di eventuali casi da perseguire.
Significativo infine, per la tutela dei diritti del lavoro, il sostegno alle cause mosse dai colleghi con il supporto dei legali di fiducia dell’Assostampa e del Fondo Simona Cigana per i colleghi in difficoltà economica. Si tratta di strade che non vengono mai intraprese a cuor leggero, ma che, quando ben impostate e ben supportate dal legale, hanno solitamente portato a risultati positivi.
Chi tra i colleghi avesse bisogno di una consulenza su un contratto o il supporto di un legale, è invitato a contattare l’Assostampa o il Coordinamento precari e freelance, così come per un possibile sostegno economico tramite il Fondo Simona Cigana.
Per tutti questi e tanti altri motivi, oggi più che mai, è importante iscriversi al sindacato unitario dei giornalisti. Nel Friuli Venezia Giulia vigono le quote più basse d'Italia, con quote scontate per i nuovi iscritti e possibilità, per i colleghi in difficoltà economica, di chiedere l'iscrizione gratuita.
(*) vicesegretario Assostampa Fvg con delega al lavoro autonomo