Paola Nosella, medico chirurgo, è laureata nel 2001 all’Università di Trieste ed è specializzata in Anestesia, Rianimazione. Ha al suo attivo un’intensa attività di ricerca e di partecipazione a incontri di specializzazione. Tra i risultati acquisiti, il Master in terapia del Dolore di secondo livello.
Dal 2008 si occupa di Dolore con particolare interesse alla neuromodulazione dei nervi periferici. Dal 2006 lavora nell’Azienda Sanitaria del Friuli Occidentale.
Con la Legge 38 del 2010 si è parlato, per la prima volta nel panorama nazionale, di Terapia del Dolore. È stato il riconoscimento ufficiale di questa malattia e dell’intenso lavoro che, grazie alla scienza e alle tecnologie che ne consentono l’applicazione, viene diagnosticata e curata con ottimi risultati. I livelli scientifici raggiunti oggi consentono di annoverare il settore tra i più rappresentativi di quel futuro altamente specializzato che è già tra noi.
Che cos’è la Terapia del Dolore?
È un insieme di terapie farmacologiche ed elettriche che mirano al trattamento di un dolore cronico, ovvero di un dolore persistente oltre le 6 settimane.
La persistenza temporale del dolore, infatti, attiva un insieme di meccanismi fisiopatologici che portano il semplice sintomo dolore a diventare una malattia vera e propria: la malattia dolore.
Questa nuova evoluzione della concezione del dolore, da sintomo a malattia, è la chiave dell’evoluzione della Medicina del Dolore che, nel corso degli anni, ha dato genesi a percorsi diagnostici terapeutici funzionali alla noxa patogena.
Sulla base della eziopatogenesi del dolore è possibile classificare lo stesso in dolore nocicettivo o dolore neuropatico.
Nell’ambito della Medicina del Dolore parlare di terapie e metodiche terapeutiche significa, appunto, parlare di tecniche di neuromodulazione farmacologica ed elettrica che hanno lo scopo di modulare il ‘messaggio’ dolore dalla periferia al cervello e viceversa.
La neuromodulazione farmacologica prevede la somministrazione di farmaci per os, via perinervosa, via peridurale e per via spinale.
La neuromodulazione elettrica prevede trattamenti singoli a Radiofrequenza perinervosa o della radice del ganglio dorsale o stimolazione continua del nervo periferico o cordonale/midollare.
La scelta della metodica terapeutica che viene utilizzata è il risultato di un percorso diagnostico-terapeutico nata dall’analisi delle possibili cause scatenanti la malattia dolore.
Ricordo che la noxa patogena non sempre è visibile, talvolta la corticalizzazione del dolore
rende la malattia invisibile anche se manifesta: ciò porta il paziente a sentirsi frustato, incompreso, violentato nella sua dignità.
Il trattamento del dolore cronico, oggi, richiede l’intervento di un team multidisciplinare in quanto, grazie alle innovazioni tecnologiche dei device, è possibile unire il trattamento del dolore al trattamento funzionale della patologia.
Porto all’attenzione subito, come esempio, una patologia conosciuta nella popolazione: il dolore pelvico, una sindrome dolorosa della regione pelvica innervata dagli ultimi metameri dorsali a quelli sacrali e che comprende distretto genitale, apparato riproduttivo e gastroenterico. Qui al dolore si associano sintomi di alterata funzionalità degli apparati, quali, ad esempio, incontinenza urinaria, iperattività detrusoriale, disfunzioni neurologiche della vescica, incontinenza fecale.
Il paziente con dolore del pavimento pelvico può essere trattato, dopo un percorso terapeutico di progressione dell’invasività delle procedure fino all’ impianto di elettrocatetere per neuromodulazione su nervo ischiatico: si sfrutta il principio della stimolazione retrograda del nervo tibiale posteriore, ma per via ischiatica. Grazie a questa tecnica si può usare device innovativi con duplice funzione contemporanea. Si è in grado, insomma, di trattare sia il dolore sia la componente funzionale della patologia.
Pertanto, da una prima definizione di dolore assunto come “un'esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno” dalla IASP (International Association for the Study of Pain - 1986), passando per semplice sintomo, oggi il dolore è, grazie alla dignità acquisita con la Legge 38, una vera e propria malattia.
La pandemia da coronavirus non ha impedito il trattamento della malattia dolore, ma ha seguito il suo decorso interagendo con il meccanismo fisiopatologico dell’azione del virus stesso.